La Radioprotezione nel “Trattato di Medicina del Lavoro”

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Trattato di Medicina del Lavoro.
(a cura di: L. Alessio, G. Franco, F. Tomei)

In una visione di ampia portata la Medicina del Lavoro viene con questo testo ad avere quel risalto che gli deriva dal fatto di proteggere la salute nei confronti delle “mille” noxae patogene connesse con l’attività lavorativa. Altri testi si sono sforzati di raggiungere tale obiettivo nel passato, ma il tempo trascorso, le innovazioni tecnologiche, l’evoluzione delle conoscenze bioscientifiche e fisiopatologiche, la meno apparente e più labile correlazione tra cause lavorative e salute e soprattutto l’esigenza di trasfondere il tutto nella didattica specialistica e nell’aggiornamento professionale dei professionisti e dei cultori della materia, hanno stimolato i curatori a intraprendere quest’opera non certo scevra da fatica. Un’opera di profondo aggiornamento e revisione di conoscenze modificate dalla tecnologia, dai contesti lavorativi e sociali, dalle più labili correlazioni causali e dall’ordinamento normativo. Una tale revisione ha visto coinvolti  numerosi esperti di vari settori che hanno apportato approcci e criteri maturati nelle varie scuole formative di Medicina del Lavoro anche su tematiche che per il passato erano state trascurate.

A tal riguardo, e per gli interessi specifici, con piacere rileviamo che anche i temi delle radiazioni ionizzanti e non ionizzanti ha trovato collocazione in questo Trattato, con un respiro ed un approfondimento che quasi mai avevano avuto nei testi che le varie scuole hanno prodotto negli anni.

E’ principalmente per un motivo, connesso con le finalità statutarie dell’AIRM, quello della formazione, che si segnala qui l’utilità del Trattato per gli argomenti di base della “attuale” Medicina del Lavoro nei suoi rapporti con la “dottrina” (come la chiamava Carlo Polvani)  di Radioprotezione i cui principi di base divengono sempre più condivisi in ambienti lavorativi nei quali le noxae divengono sempre meno specifiche più subdole.

Per chi vuole qualche elemento di dettaglio sugli argomenti che vengono presi in considerazione nei due capitoli (a cura di Ottenga-Trenta e di Gobba) riguardanti IR e NIR si riportano i brevi riassunti posti in premessa ai capitoli stessi.

Radiazioni Ionizzanti (IR)

Sono illustrate le caratteristiche fisiche dell’agente, soffermandosi sulla struttura dell’atomo e sui suoi componenti elementari, sulla radioattività, sulle radiazioni (ionizzanti, elettromagnetiche e corpuscolate: particelle alfa, beta, raggi X e gamma, concetti di rilevanza radiobiologica), sulle grandezze e unità di misura (esposizione, dose e tipi, fattori di ponderazione, livelli di riferimento e ratei di dose), sulle interazioni delle radiazioni ionizzanti con la materia e sui loro meccanismi di interazione, sull’esposizione dell’uomo a radiazione naturale e artificiale, in particolare di tipo professionale.

Sono enunciati i criteri di classificazione della popolazione e dei lavoratori esposti, gli effetti biologici sull’organismo umano e la suscettibilità individuale.

E’ preso in considerazione l’esame degli aspetti diagnostici a seguito di esposizione acuta, cronica e di contaminazione, nonché di quelli terapeutici.

Infine è illustrato il sistema di protezione radiologica e la normativa nazionale di riferimento, partendo dai tre principi fondamentali della radioprotezione e definendo gli aspetti della sorveglianza fisica, medica e della vigilanza.

Radiazioni non Ionizzanti (NIR)

Le radiazioni non ionizzanti hanno meccanismi di interazione con la materia differenti dalla ionizzazione. Sono classificabili in base alla frequenza espressa in Hertz (Hz), e lunghezza d’onda (λ): le NIR sono le radiazioni con frequenza compresa tra 0 e 3×1015 Hz, e possono essere di origine naturale (es: campo geomagnetico terrestre, radiazione solare, ecc.) o artificiale (es. distribuzione e applicazioni della corrente elettrica, telecomunicazioni, risonanza magnetica nucleare, illuminazione, riscaldamento, lavorazione metalli, tecnologie laser, ecc.). Usualmente vengono considerati separatamente  i campi elettromagnetici (CEM) e le radiazioni ottiche (RO). Data la loro diffusione sostanzialmente ubiquitaria, praticamente la totalità dei lavoratori è esposta.  I CEM sono ulteriormente distinti in campi statici e campi variabili nel tempo (ELF, IF, RF e MO). Possono indurre vari effetti acuti per esposizioni elevate, mentre sui possibili effetti a lungo termine delle basse esposizioni, ovvero quelle usualmente riscontrabili negli ambienti di lavoro e di vita, le conoscenze sono meno conclusive. Sia le ELF che le RF sono attualmente classificate  nel Gr. 2B IARC (possibili cancerogeni). Le RO sono suddivise in radiazioni IR visibili ed UV e possono essere di tipo incoerente o coerente (laser). I principali organi bersaglio sono la cute e l’occhio, e gli effetti diretti possono essere di tipo acuto (principalmente ustioni, fotocheratiti, fotocongiuntiviti, e fotoretiniti) o cronico (principalmente photoaging, cheratosi attiniche, epiteliomi baso- e spino cellulare, melanomi, cataratta e pterigio). Le radiazioni UV sono cancerogene Gr. 1 IARC. Inoltre le RO, visibili ed UV, possono indurre fotosensibilizzazione.

(G. Trenta)